Si chiamava Paolo Mendico, aveva 14 anni e viveva a Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina. L’11 settembre 2025, alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico, si è tolto la vita nella sua camera. Una tragedia che ha sconvolto l’Italia intera e che ha riacceso, con forza e dolore, il dibattito sul bullismo e sulle responsabilità della scuola e delle istituzioni.
Secondo il racconto dei genitori, Simonetta La Marra e Giuseppe Mendico, Paolo era vittima di atti di bullismo già dalla quinta elementare. Insulti, prese in giro, isolamento e soprannomi offensivi come “Paoletta” o “Piccolo Principe”, legati al suo aspetto fisico e al suo carattere sensibile, lo accompagnavano da anni. Un peso diventato sempre più difficile da sopportare, giorno dopo giorno. La famiglia sostiene di aver più volte segnalato il disagio del figlio alle scuole frequentate, chiedendo attenzione e interventi concreti, senza però ottenere risposte risolutive.
Dopo la morte del ragazzo, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, su disposizione del ministro Giuseppe Valditara, ha avviato un’ispezione nella scuola frequentata da Paolo, la sede distaccata dell’Istituto Tecnico Industriale “Antonio Pacinotti” di Fondi, situata proprio nel comune di Santi Cosma e Damiano. Dalla relazione degli ispettori emergerebbero elementi pesanti: la scuola avrebbe sottovalutato segnali evidenti di disagio, non avrebbe applicato correttamente i protocolli antibullismo previsti e avrebbe lasciato il ragazzo esposto a un clima di esclusione e sofferenza.
Secondo quanto riportato, la dirigente scolastica, la vice dirigente e la responsabile della succursale sarebbero ora oggetto di contestazioni disciplinari per presunte omissioni nella gestione del caso. Parallelamente, la vicenda è al vaglio della magistratura. La Procura per i Minorenni di Roma sta valutando le responsabilità dei compagni di classe, mentre la Procura di Cassino ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio e per eventuali omissioni.
La morte di Paolo Mendico non è solo una tragedia familiare, ma una ferita collettiva. Una storia che obbliga tutti a fermarsi e a riflettere. Il bullismo non è una “ragazzata”, non è un problema minore, non è qualcosa che si risolve ignorandolo. È un fenomeno che cresce nel silenzio, nell’indifferenza, nella paura di intervenire. E quando chi dovrebbe proteggere non ascolta, il danno può diventare irreparabile.
Questa vicenda pone domande scomode ma necessarie: quanti segnali vengono ignorati ogni giorno? Quanti ragazzi si sentono soli anche in mezzo agli altri? Quanto pesa il silenzio degli adulti quando un giovane chiede aiuto, anche senza parole?
Ricordare Paolo significa assumersi una responsabilità collettiva. Significa pretendere scuole capaci di ascoltare, famiglie coinvolte, istituzioni pronte a intervenire, comunità che non si voltino dall’altra parte. Perché nessun ragazzo dovrebbe mai arrivare a pensare che l’unica via d’uscita sia il silenzio definitivo.
✍️ Vero
Resta aggiornato in tempo reale su notizie, eventi, tradizioni e vita quotidiana di Carinola e dintorni.
Iscrivendoti riceverai:
✅ Notizie locali sempre verificate
✅ Aggiornamenti su eventi e avvisi importanti
✅ Approfondimenti di storia e cultura carinolese
✅ Comunicazioni lampo direttamente sul tuo telefono
✅ Nessuna chat, nessun disturbo: solo contenuti utili
👉 Unisciti ora al canale ufficiale:
🔗 https://whatsapp.com/channel/0029VavWdaU3QxS6W7Igef0c
Sostieni l’informazione locale e resta parte attiva della nostra comunità!
Ti aspettiamo su WhatsApp! 📲✨

Commenti