Casale di Carinola / Mondragone – Due affreschi, un’unica mano? Il sorprendente legame tra la Madonna delle Grazie e l’affresco di San Michele Arcangelo
C’è un filo sottile che unisce Casale di Carinola e Mondragone, e questa volta non è fatto di strade o tradizioni, ma di pennellate. La recente comparazione tra due affreschi – la Madonna delle Grazie custodita nel santuario casalese (foto A) e l’immagine mariana presente nella chiesa di San Michele arcAngelo a Mondragone (foto B) – apre scenari affascinanti sulla storia dell’arte sacra nel nostro territorio.
Osservandoli attentamente, le analogie saltano subito agli occhi. Entrambe le Madonne mostrano un’impostazione quasi identica del volto, con lineamenti sottili, occhi allungati e una dolcezza espressiva che sembra provenire da una stessa sensibilità artistica. Il Bambino, in entrambi gli affreschi, è raffigurato frontalmente con una postura rigida ma affettuosa, tipica della pittura sacra meridionale tra tardo Medioevo e primo Rinascimento. Anche la modalità di stesura del colore, con campiture piene e poche sfumature, richiama una mano abituata alla tecnica dell’affresco e probabilmente legata a un ambiente artigianale itinerante che operava tra l’Agro Caleno e il litorale domizio.
Ma accanto alle somiglianze, emergono anche differenze che raccontano storie diverse. L’affresco di Casale appare più aggressivo nei contorni e più marcato nelle ombre del volto, probabilmente frutto di un ritocco successivo o di un deterioramento che ha alterato l’opera originale. Quello di Mondragone, invece, conserva una rotondità più morbida nei tratti e una palette cromatica leggermente più calda, come se fosse stato realizzato con pigmenti differenti o conservato in condizioni più favorevoli. La veste della Madonna nel santuario casalese è più essenziale e con pochi dettagli decorativi, mentre la controparte mondragonese sembra avere un panneggio più ricco e una maggiore attenzione alla tridimensionalità del manto.
Anche il rapporto tra Madre e Figlio presenta sfumature interessanti: a Casale la Madonna è più statica, quasi ieratica, mentre nell’affresco di Sant’Angelo si percepisce un accenno di movimento, un leggero inclinarsi del capo che dona dinamismo alla scena. Perfino l’aureola mostra variazioni significative: più rigida e lineare a Casale, più ampia e sfumata a Mondragone.
Tutte queste coincidenze suggeriscono che i due affreschi potrebbero essere frutto non necessariamente della stessa mano, ma forse della stessa bottega o scuola, attiva nello stesso periodo e impegnata nella diffusione di un modello iconografico comune. Non sarebbe la prima volta che, tra Casale, Carinola, Mondragone e Sessa Aurunca, un medesimo stile pittorico si ripete con piccole varianti, seguendo il percorso di maestranze locali o di artisti che operavano nei diversi centri religiosi dell’epoca.
L’ipotesi di una parentela artistica tra le due opere non solo affascina gli studiosi, ma invita anche la comunità a riscoprire questi tesori nascosti nelle nostre chiese, spesso ignorati o dati per scontati. Due affreschi, due città, una stessa tradizione che attraversa i secoli e continua a sorprenderci.


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