L’Italia perde abitanti, il Sud si svuota: l’allarme ISTAT che riguarda anche il nostro territorio


L’Italia continua a perdere popolazione e il peso maggiore di questo declino ricade ancora una volta sul Sud e sulle Isole. È quanto emerge dai dati del Censimento permanente della popolazione 2024, diffusi dall’ISTAT e rilanciati da RaiNews, che restituiscono l’immagine di un Paese sempre più anziano e con sempre meno nascite.


Al 31 dicembre 2024, la popolazione residente in Italia scende sotto la soglia dei 59 milioni di abitanti. Un calo che a livello nazionale può apparire contenuto, ma che diventa molto più marcato se si guarda alla distribuzione geografica. Mentre alcune aree del Nord riescono ancora a mantenere un leggero incremento, il Mezzogiorno continua a perdere residenti in modo costante.


Sud e Isole risultano le aree più colpite dal calo demografico. Una tendenza ormai strutturale, alimentata da bassa natalità, migrazione verso il Nord o l’estero e progressivo invecchiamento della popolazione. Dinamiche che non riguardano solo le grandi città, ma che incidono in maniera ancora più profonda sui piccoli comuni e sulle aree interne.


Questo scenario coinvolge da vicino anche il nostro territorio. Realtà come Casale di Carinola, Carinola e i comuni limitrofi vivono da anni un lento ma costante svuotamento: meno giovani, meno famiglie, meno bambini. Le scuole faticano a mantenere i numeri, le comunità invecchiano e sempre più spesso i ragazzi sono costretti a lasciare il paese per cercare lavoro e stabilità altrove.


A rendere il quadro ancora più fragile è il dato sulla natalità, che nella provincia di Caserta segue – e in alcuni casi accentua – il trend negativo del Sud Italia. Negli ultimi anni il numero delle nascite è in continuo calo. Le famiglie si formano sempre più tardi e, quando si formano, spesso scelgono di avere un solo figlio o rinunciano del tutto alla genitorialità.


Nel casertano pesa una combinazione di fattori ben noti: lavoro precario, stipendi bassi, difficoltà economiche, carenza di servizi per l’infanzia e scarse politiche di sostegno alle giovani coppie. Tutto questo contribuisce a un clima di incertezza che scoraggia la scelta di mettere al mondo dei figli.


Nei comuni dell’entroterra, come quelli del nostro comprensorio, la denatalità si intreccia con lo spopolamento. Meno nascite significano meno iscrizioni nelle scuole, classi accorpate, servizi che rischiano di scomparire. È una catena silenziosa che, anno dopo anno, indebolisce il tessuto sociale e umano delle comunità locali.


Secondo l’ISTAT, l’aumento dei residenti stranieri contribuisce solo in parte a rallentare il calo complessivo della popolazione, ma non è sufficiente a invertire la rotta. Il rischio concreto è quello di un Sud sempre più vecchio e fragile, con territori che perdono peso demografico, economico e culturale.


I numeri del censimento non sono semplici statistiche: raccontano una realtà che vediamo ogni giorno. Case chiuse, strade più silenziose, giovani che partono e difficilmente tornano. Il calo demografico non è più un’ipotesi lontana, ma un fatto concreto che riguarda anche il nostro presente e, soprattutto, il nostro futuro.

,✍️Luma


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