Bullismo a scuola, nuova denuncia nel Casertano: una madre rompe il silenzio

 

Il tema del bullismo nelle scuole torna purtroppo al centro della cronaca in provincia di Caserta. Questa volta l’episodio arriva da Vairano Patenora, dove una madre ha deciso di denunciare pubblicamente quanto accaduto al figlio, vittima – secondo quanto raccontato – di insulti, prepotenze e umiliazioni ripetute da parte dei compagni di classe.


Secondo la ricostruzione fornita dalla donna, il ragazzo sarebbe stato preso di mira sin dall’inizio dell’anno scolastico. Non solo offese verbali, ma anche atti concreti di sopraffazione: il cellulare sottratto per ore, lo zaino preso e rovistato, pagine dei libri strappate. Episodi che, messi insieme, delineano un clima di forte disagio e paura vissuto quotidianamente dal minore.


La madre riferisce di essersi rivolta alla dirigente scolastica, che avrebbe promesso interventi per risolvere la situazione. Tuttavia, col passare delle settimane, il problema non si sarebbe risolto, spingendo la famiglia a valutare una denuncia formale alle forze dell’ordine.


Non è la prima volta che PiazzettaOnline affronta il tema del bullismo. Solo poche settimane fa abbiamo raccontato un caso analogo avvenuto a Teano, che ha scosso l’opinione pubblica e acceso il dibattito sul ruolo della scuola, delle famiglie e delle istituzioni nella prevenzione di questi fenomeni.

👉 Qui il link del precedente articolo https://piazzettaonline.blogspot.com/2025/12/calci-pugni-e-paura-il-branco-di-teano.html


Di fronte a situazioni come queste è importante parlare anche direttamente ai ragazzi che ne sono vittime. Se stai subendo bullismo, sappi che non è colpa tua. Non sei debole e non meriti di essere umiliato. Parlane con un genitore, un insegnante o un adulto di fiducia. Non affrontare tutto da solo e non vergognarti di chiedere aiuto. Raccontare ciò che accade è il primo passo per fermarlo: il silenzio protegge solo chi fa del male.


È giusto però rivolgere un messaggio chiaro anche a chi compie questi gesti. Fare il bullo non rende forti né rispettati. Umiliare un compagno, isolarlo o ridicolizzarlo è una forma di violenza che può lasciare ferite profonde e durature. Quello che oggi viene liquidato come uno “scherzo” può segnare per anni la vita di un’altra persona. Il rispetto non è una debolezza, è una responsabilità.


Un ruolo fondamentale lo hanno i genitori, sia delle vittime sia di chi mette in atto comportamenti sbagliati. Capire se un figlio è vittima di bullismo non è sempre semplice, perché spesso tende a chiudersi o a minimizzare. Segnali come cambiamenti improvvisi dell’umore, rifiuto della scuola, calo del rendimento, oggetti rovinati o che scompaiono, isolamento o uso anomalo del cellulare non vanno mai ignorati. In questi casi è essenziale ascoltare senza giudicare, creare fiducia e coinvolgere la scuola.


Ma esiste anche l’altra faccia del problema, di cui si parla meno: come rendersi conto se il proprio figlio o figlia sta assumendo comportamenti da bullo. Anche qui alcuni segnali possono aiutare a capire. Atteggiamenti aggressivi o provocatori, mancanza di empatia verso gli altri, risate o battute offensive raccontate come “scherzi”, bisogno costante di dominare o umiliare i coetanei, difficoltà ad accettare regole e rimproveri, improvvisi oggetti o soldi di cui non si sa spiegare la provenienza sono campanelli d’allarme da non sottovalutare.


In questi casi il compito dei genitori non è giustificare o minimizzare, ma intervenire con fermezza e responsabilità. Parlare apertamente con il proprio figlio, spiegare la gravità di certi comportamenti, insegnare il rispetto e le conseguenze delle proprie azioni è fondamentale. Chiedere il supporto della scuola o di figure educative non significa “mettere nei guai” il proprio figlio, ma aiutarlo a crescere e a correggere un comportamento che può danneggiare lui e gli altri.


Questi episodi dimostrano come il bullismo non sia un fatto isolato, ma un problema che continua a manifestarsi anche nel nostro territorio, spesso nel silenzio o nella sottovalutazione generale. Raccontare queste storie non significa alimentare polemiche, ma tenere alta l’attenzione e ricordare che la scuola deve essere un luogo sicuro, dove nessun ragazzo dovrebbe avere paura di entrare in classe.


PiazzettaOnline continuerà a seguire con attenzione la vicenda e a dare spazio a tutte quelle storie che aiutano a comprendere, prevenire e contrastare il bullismo sul nostro territorio.


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