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mercoledì 18 dicembre 2024

Ce steva na vota SANTU SULEVIESTU!

C'era un tempo, non troppo lontano, in cui la notte di San Silvestro a Casale di Carinola era magica, forse perché ero un bambino e vedevo tutto con occhi diversi. Il paese si trasformava, l'aria si riempieva di profumi e colori
indimenticabili. I falò, chiamati "fuocaracci", illuminavano tutto il paese, scaldavano il cuore e le mani. Le persone facevano un vero e proprio tour di questi falò con gli strumenti tipici: sceta vaiasse, triccaballacche e buche buche, per fare la cantata di San Silvestro detta Santu SuleViesto. Sopra questi falò si bruciava un ramo di alloro, simbolo di rinascita, per bruciare il vecchio anno. Oggi, molte di queste tradizioni si sono perse, anche a causa della mancata organizzazione dei falò negli ultimi anni, del conseguente abbandono del canto e delle norme e leggi sulla pericolosità dei falò. Il ricordo di quelle notti magiche continua a vivere nel cuore di chi le ha vissute. La nostalgia ci riporta indietro nel tempo, quando il vicinato e non si univa intorno al calore dei falò, del canto e del buon vino, creando un'atmosfera unica e indimenticabile. A due settimane dal Capodanno, il pensiero torna a quelle notti, e un po' di malinconia si mescola al desiderio che tradizioni così belle possano rivivere. Santu su le Viesto è un canto che merita di essere ricordato, soprattutto perché da anni non si fanno il fuocaracci e non si fa un buche buche. Molti dei ragazzi più giovani probabilmente non conoscono nemmeno il testo di questo importantissimo canto augurale per noi Casalesi. POSTED BY: il vecchio nostalgico Vi lasciamo qui il testo della cantata di San Silvestro
Santu suleviestu e nui cantammu priestu, 
oggi è calenne e rimani e gl’annu nuovu,
oggi è la festa santa e la santa signuria,
che Dio ce l’accresce sta bella cumpagnia

 

Susci e risusci e Dio ce l’accunusc
a‘ccunuscicella bona sta casa gentilora
hoi gentilora che ‘mparavisu stai
e libbera sta casa da pene e da uai

 

hoi palummella che purtate ‘mpiettu
garofanu e cannella,battesimu de Cristu
prima nascette Cristu e po’ cantette ru gliagliu
che Dio ce ru manna stu buonu capurannu.

 

Hoi padrona de chesta casa,
tu faccella na bona spasa
d’auciati e mustacciuoli
e nu pirettu de vinu buono.

 

d’auciati e susamiegli,
e racce puri nu beccheriegliu.

 

Buon innu! Buon annu! E buonu Capurannu!
E comme ce semmu venuti auannu, da ‘cca e cient’at’anni.
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